"Tu sei molto affettuoso, Ferdinand, mi rassicurava lei, non piangere per me... Tu sei come malato della voglia di saperne sempre di più... Ecco tutto... Insomma, devi fare la tua strada... Di là, tutto solo... E' il viaggiatore solitario quello che va più lontano... Partirai presto allora?
- Si, vado a finire gli studi in Francia, e poi tornerò, l'assicuravo io con faccia di bronzo.
- No, Ferdinand, non tornerai più... E poi non sarò nemmeno più qui..."
Non era stupida.
Arrivò il momento della partenza. Andammo una sera verso la stazione un pò prima dell'ora in cui tornava nella casa. In giornata ero andato a salutare Robinson. Non era contento nemmeno lui che lo lasciassi. Non la smettevo di lasciare tutti. Sulla banchina della stazione, aspettando il treno con Molly, passarono degli uomini che fecero finta di non riconoscerla, ma bisbigliarono delle cose.
"Ecco che sei già lontano, Ferdinand. Tu fai, vero, Ferdinand, esattamente quel che hai voglia di fare! Ecco quel che importa... E' solo questo che conta..."
Il treno è entrato in stazione. Non ero più molto sicuro della mia avventura quando ho visto la macchina. L'ho abbracciata Molly con tutto il coraggio che avevo ancora nella carcassa. Avevo una gran pena, autentica, una volta tanto, per il mondo intero, per me, per lei, per tutti gli uomini.
E' forse questo che si cerca nella vita, nient'altro che questo, la più gran pena possibile per diventare se stessi prima di morire.
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